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Le mie recensioni

LA VERITà NASCOSTA, BY ANDRéS BAIZ (2011)

La-verita-nascosta_288La cinematografia spagnola, come più volte ho sottolineato, non manca mai di sorprendermi positivamente, quando si tratta di realizzare horror e thriller convincenti e ben costruiti.

Negli ultimi anni si sono affermati diversi registi iberici, che hanno dimostrato di esser dei veri fuoriclasse, basti pensare ad Alejandro Amenábar, Juan Antonio Bayona, Jaume Balagueró, Guillem Morales e tanti altri.
Ecco perché, anche questa settimana, voglio consigliarvi un giallo ispano-colombiano, incentrato su una storia d’amore, le cui tematiche sono il tradimento, la gelosia e il possesso.

“La verità nascosta” (da non confondere col più datato “Le verità nascoste”, di Robert Zemeckis e con protagonisti Harrison Ford e Michelle Pfeiffer) è il secondo lungometraggio del colombiano  Andrés Baiz (dopo la sua opera prima “Satanás”, che rappresentò la Colombia nella corsa per il Premio Oscar al Miglior Film Straniero nel 2008), che dirige un originale thriller dagli espliciti omaggi hitchcockiani, distribuito in Italia dalla Moviemax il 10 febbraio 2012 in poche copie, nonostante sia stato molto apprezzato in Patria da Critica e Pubblico.

Protagonisti della storia sono un affascinante Direttore d’Orchestra, Adrián (Quim Gutiérrez), e la sua ingenua compagna, Belén, interpretata da un’angelica Clara Lago.

Dopo che lui ha ottenuto un prestigioso incarico alla Filarmonica di Bogotà, i due innamorati si trasferiscono dalla Spagna in una grande villa in Colombia, dove lei, rosa dalla gelosia e dal tarlo del sospetto per il successo riscosso dal fidanzato tra il pubblico femminile, architetta un piano subdolo per poter metterne alla prova la fedeltà, lasciandogli un videomessaggio di addio in cui gli comunica che la loro storia non può continuare e nel quale gli chiede di non cercarla più, facendo perdere le sue tracce.

Ma le cose non vanno come la giovane donna aveva sperato e desiderato, dal momento che l’amato trova facile conforto tra le braccia di un’intraprendente e sensuale cameriera di nome Fabiana (Martina García), che lo seduce facendogli da “crocerossina”.

L’opera presenta una struttura temporale atipica, suddivisa in due parti:

la prima, raccontata attraverso gli occhi di Fabiana, segue il canovaccio di una ghost-story come tante, con rumori sinistri, presenze che aleggiano negli anfratti, episodi inspiegabili, sospetti via via più insistenti e un’ex ingombrante con cui confrontarsi;

la seconda riparte dall’antefatto, mostrando il punto di vista di Belèn, capovolgendo la prospettiva, caricandosi di dramma e obbligando lo spettatore a diventare un voyeur, che vive e patisce con la vittima la dolorosa impotenza di dover subire passivamente gli eventi da lei provocati, e custode privilegiato, insieme alla protagonista, di informazioni ignote agli altri personaggi, proprio come amava fare il Maestro del brivido nei suoi capolavori dal fascino immortale.

Questo coinvolgente effetto di metacinema è rimarcato da Baiz con un sapiente gioco di specchi, i veri protagonisti del film, che celano quella spiazzante verità che dà il titolo al film.

Senza voler svelare troppo, per evitare spoiler, vi basti sapere che si tratta di un buon thriller psicologico, a tratti ingegnoso e avvincente, con alcuni momenti un po’ meno brillanti (soprattutto nella prima parte), ma godibile per merito di una colonna sonora che cattura, di un’apprezzabile attenzione per i dettagli e dell’opprimente fotografia di Josep M. Civit.

Il finale è tuttavia un po’ sbrigativo e lascia qualche perplessità di troppo, così come il doppiaggio, non accurato, che fa perdere punti all’interpretazione discreta degli attori.

Ne suggerisco comunque la visione perché sono convinta che vi lascerete sedurre da questo melò pieno di suspense, che cerca di rispondere ad alcuni interrogativi che possono assalirci quando siamo innamorati: Come reagirebbe il nostro partner se scomparissimo da un giorno all’altro? Quando la gelosia diventa paranoia controproducente? Cosa siamo disposti a sopportare pur di conoscere la verità? E vale sempre la pena di conoscerla? Qual è il prezzo da pagare?
Per giungere alla conclusione che l’unica cosa preziosa, per cui valga la pena di lottare è la nostra sopravvivenza.

Come spiega il regista: “Esiste nell’animo di ognuno di noi il desiderio malato di possedere la persona che amiamo.

Su questa idea di possessione amorosa ho costruito la storia de La Verità Nascosta, una trama sinistra che parla di come sia impossibile amare quando ci si scontra con la nostra natura terrena. Il film non mostra che i rischi che si possono correre nel mettere alla prova l’amore del proprio partner”.

Il trailer purtroppo, come spesso accade, rende noti incautamente alcuni retroscena e snodi dell’intreccio, mandando a monte l’ottimo lavoro di Baiz nel costruire la suspense per tutto il primo tempo del film, fino al sorprendente climax centrale, quindi vi suggerisco caldamente di lasciarlo perdere e di passare direttamente alla visione di un thriller che non deluderà chi è incuriosito dai triangoli amorosi, gli scherzi del destino, le conseguenze auto-distruttive che può comportare un’insana gelosia e da quel lato oscuro (“La clara oculta”, titolo originale del film), che alberga in ognuno di noi e che spesso non sappiamo nemmeno di possedere.